La Corte costituzionale ha stabilito che non è punibile chi aiuta un’altra persona a morire nel caso in cui, quest’ultima, sia in una condizione simile a quella di Fabiano Antoniani, meglio conosciuto come Dj Fabo.
Antoniani aveva perso la vista ed era rimasto tetraplegico a seguito di un grave incidente in moto, e nel 2017 aveva coscientemente espresso la sua volontà di porre fine ai suoi giorni.
La Corte è intervenuta nel merito perché il codice penale italiano non distingueva tra il reato di aiuto al suicidio e quello di istigazione al suicidio, e a febbraio 2018 il tribunale di Milano aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale nell’ambito del processo a carico di Marco Cappato.
Cappato da anni porta avanti una campagna per legalizzare l’eutanasia.
Infatti era imputato di aiuto al suicidio perché aveva accompagnato dj Fabo in una clinica svizzera specializzata nel suicidio assistito e si era auto-denunciato per questo reato. Cappato sapeva di poter essere condannato per aver posto in essere tale condotta (l’articolo 580 del codice prevede una pena dai 6 ai 12 anni), ma voleva che il suo processo portasse a un dibattito e a una legge sul fine vita.
La legge non c’è ancora, ma da oggi è più vicina. In precedenza, già nel 2018 la Presidenza del Consiglio aveva chiesto e ottenuto che la Corte sospendesse il giudizio per permettere al parlamento di legiferare sul tema, ma quest’ultimo ha fatto scadere il tempo senza intervenire (la scadenza era fissata a settembre 2019).
La Corte ha stabilito che non è punibile chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.
Tale sentenza ha però effetti importanti. Il primo è che chi si trova in una condizione simile a quella di dj Fabo non dovrà più andare all’estero per morire. Il secondo è che chi lo aiuterà non rischierà più di essere punito per le sue azioni. Finché il parlamento non interverrà sulla questione “toccherà [però] ai giudici stabilire, caso per caso, anche per le vicende precedenti a partire da quella di dj Fabo, se le condizioni e le modalità stabilite dal Corte ricorrono in concreto oppure no”.
Avv. Lucia Lonigro