Cosa vuol dire avere vent’anni ed essere dei giovani adulti in Iran, Ucraina e Afghanistan? A spiegarlo in un libro autentico, potente e straziante è la giornalista, inviata di guerra e podcaster Cecilia Sala.
“L’ incendio”, edito da Mondadori, è il suo reportage su una generazione, presentato ieri mattina a Bisceglie presso le Vecchie Segherie Mastrototaro.
L’orrore senza fine della guerra in Ucraina, la resistenza intima e disperata del popolo afgano contro i talebani, l’onda lunga delle proteste anti-governative in Iran occupano, ormai da diverso tempo, le pagine dei giornali di tutto il mondo.
Ad accomunare queste tre nazioni, lontane geograficamente ma vicine più di quanto potessimo mai immaginare, le fiamme di tre “incendi” che stanno bruciando e sconvolgendo gli equilibri mondiali. Come la guerra, la violenza e la ribellione stiano cambiando la vita di queste popolazioni è sotto gli occhi di tutti. C’è però qualcosa che ancora non sappiamo; qualcosa di profondo e sorprendente che solo chi, queste “zone incendiate” del mondo le ha vissute da vicino, può raccontare.
Una passione innata per gli Esteri, decine di viaggi nelle principali aree di conflitto mondiali e la forte convinzione, maturata sul campo, che i protagonisti della storia siano i giovani. C’è tutto questo dietro la nuova opera letteraria di Cecilia Sala che l’autrice ha ripercorso, capitolo per capitolo, storia per storia, in dialogo con la giornalista Anna Puricella.
Per riuscire a restituire ai lettori una fotografia vera, senza filtri, delle giovani vite di cui parla, Cecilia si è mescolata con loro, ha partecipato alle loro feste (sì, “le feste aiutano ad esorcizzare la paura”), ha visitato le loro università e guardato, spesso con stupore, il loro modo di reagire alle minacce con un patriottismo quasi viscerale.
“I ventenni iraniani, dopo la morte di Mahsa Amini il 16 settembre 2022, sono stati in grado di innescare una protesta senza precedenti; da quando nel 2021 i talebani sono tornati al potere, i ventenni afgani sposano le loro amiche perché senza un marito non si può fare quasi niente, neppure allontanarsi per più di 70 chilometri da casa; in Ucraina c’è una guerra e la guerra la combattono i giovani” – spiega.
Sono proprio le storie personali di Kateryna, Assim, Zafira e tanti altri ragazzi a fare da filo conduttore della Storia con la “s” maiuscola, quella di popoli in crisi e di paesi “incendiati”, approfonditamente descritta dalla giornalista nel suo libro.
Firma del Foglio ed autrice del podcast di Chora Media “Stories“, nel corso della presentazione Cecilia ha parlato anche dei pericoli a cui è costantemente esposta un’ inviata di guerra, degli “effetti collaterali” del suo mestiere e della “powerbank potente” che occorre per poter sopravvivere in situazione estreme.
Cosa c’è di più forte della paura che la porta nelle aree più critiche del mondo? “La curiosità, l’idea che gli Esteri possano essere raccontati solo dal campo e soprattutto la voglia di far conoscere la verità”.
L’evento di presentazione, che ha visto una grande affluenza e partecipazione di pubblico, è stato organizzato in collaborazione con il gruppo Amnesty International di Bisceglie, impegnato nella campagna “Cessate il fuoco” per porre fine al conflitto tra Israele ed Hamas e alla catastrofe umanitaria che è in corso a Gaza.
Conoscere cosa accade nei luoghi chiave del mondo attuale e farlo dal punto di vista delle persone, della loro quotidianità, delle loro esperienze ed emozioni allarga gli orizzonti della nostra consapevolezza. Nascondere la testa sotto la sabbia e fare finta di non vedere al di là dei nostri confini, non renderà certo più sicure le nostre vite. Cecilia Sala ne è convinta: “I governi hanno molto più potere quando l’opinione pubblica non è attenta o reattiva. La nostra attenzione ha un impatto, non possiamo spegnerla.”