Tre splendidi docufilm al Politeama Paolillo per il secondo atto della stagione 2023/2024 de “La grande arte al cinema”. Klimt, le meraviglie del Museo Egizio ed Hopper i protagonisti straordinari di altrettanti lavori realizzati sul grande schermo da Ali Ray, Michele Mally e Phil Grabsky.
Si parte con “Il Bacio di Klimt” in programma martedì 30 gennaio alla Multisala Paolillo (ore 18.30 – 21.00). “Questa immagine dorata e scintillante di una coppia abbracciata rimane una delle più popolari di sempre” afferma il regista Ali Ray impegnato a indagare l’immaginario decadente di Gustav Klimt (1862 – 1918) incline a fondere sensualità e mitologia antica alla modernità più radicale. Nello specifico il film scandaglia i dettagli decorativi, il simbolismo e l’erotismo dei suoi quadri, nel tentativo di rispondere a una domanda fondamentale: come ha fatto Il Bacio a diventare una icona pop contemporanea di fama mondiale, un simbolo eterno di bellezza e amore conservato al Belvedere di Vienna, museo che accoglie la più grande collezione esistente del grande artista nato a Baumgarten, (allora sobborgo della capitale austriaca) da padre orafo e madre appassionata di musica lirica. La tela fu dipinta intorno al 1908, cinque anni dopo la visita a Ravenna di Klimt e alla sua folgorazione per i mosaici bizantini. Un metodo di lavoro unico quello di Klimt contrassegnato dall’applicazione sulla tela di una sottilissima foglia d’oro naturale. Una tecnica raffinata che conferisce alle creazioni luce calda e profondità e ben si interseca con il periodo della Belle Epoque e con il pensiero di Sigmund Freud.
“Il Bacio di Klimt”, (musiche di Asa Bennett, prodotto da Phil Grabsky con Exhibition on Screen), è distribuito in Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies, in collaborazione con Abbonamento Musei.
L’altro appuntamento de “La grande arte al cinema” sarà, invece, il 12 e 13 marzo con “Uomini e Dei. Le meraviglie del Museo Egizio” di Michele Mally. Il Premio Oscar Jeremy Irons guiderà gli spettatori in un viaggio alla scoperta dei tesori di una delle civiltà più affascinanti della storia antica.
Il 9 e il 10 aprile, infine, “Hopper. Una storia d’amore americana” di Phil Grabsky chiuderà la mini rassegna ponendo l’obiettivo sul singolare artista, analizzando la sua personalità enigmatica, i suoi paesaggi aperti e desolati, la sua solitudine rappresentata in maniera eccelsa in autentici capolavori. Una ricca produzione capace di influenzare anche cineasti come Hitchcock e Lynck, fotografi e musicisti.