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Osteoporosi

Si definisce osteoporosi una condizione patologica che determina un’aumentata fragilità ossea con aumento del rischio di frattura.

Il tessuto osseo è un tessuto molto attivo e fin dalla nascita e nel corso della vita, in modo equilibrato, piccole regioni vengono rimosse e sostituite da nuovo tessuto, in modo da adattarsi alle sollecitazioni e permettendo alle ossa di mantenere la loro funzione di sostegno. Questo processo, chiamato rimodellamento, influenza la densità e la forma delle ossa.

Quando il processo di demolizione supera quello di formazione, si determina una diminuzione della densità ossea, l’osso si modifica nella sua architettura e si determina l’osteoporosi. Termine che deriva dal greco, e che significa appunto, osso poroso.

L’osteoporosi colpisce adulti over 40, aumentando nelle donne in post menopausa.

I soggetti con osteoporosi sono asintomatici, a meno che non si verifichi una frattura. Sono chiamate fratture da fragilità e si presentano dopo un trauma minore; le sedi di frattura più frequenti sono le vertebre, maggiormente toraciche e lombari, radio distale, collo del femore, grande trocantere, meno frequenti omero e bacino.

Si definisce osteoporosi primaria quella forma legata all’anzianità e colpisce il 95% delle donne e l’80% degli uomini.

L’osteoporosi secondaria, invece, è responsabile del meno del 5% di osteoporosi nella donna e meno del 20% dell’uomo. Le cause sono differenti come: insufficienza renale cronica, mieloma multiplo, sindrome da malassorbimento, ipovitaminosi D e ipocalcemia, artrite reumatoide, immobilizzazione, malattie endocrine (diabete mellito), terapia prolungate con alcuni farmaci (anticonvulsivanti, terapia sostitutiva tiroidea, glucocorticoidi, inibitori di pompa…), broncopneumopatia cronica ostruttiva.

La diagnosi si effettua con l’assorbimetria a raggi X a doppia energia (DXA) che permette di rilevare la densità minerale ossea. Questo esame è raccomandato a: tutte le donne ≥ 65 anni, tutte le donne tra la menopausa e i 65 anni che hanno fattori di rischio, tra cui una storia familiare di osteoporosi, basso indice di massa corporea, uso di tabacco e/o farmaci che interferiscono con il metabolismo osseo, pazienti (uomini e donne) di ogni età che hanno avuto fratture da fragilità ossea, pazienti a rischio di osteoporosi secondaria. La diagnosi si effettua con la radiografia (RX diretta) che documenta le fratture e una riduzione della radiodensità.

La terapia farmacologica utilizza farmaci anti riassorbitivi, i bifosfonati, terapie ormonali o anticorpi monoclonali, volti a inibire il processo di riassorbimento osseo.

È importante trattare il dolore. Il mal di schiena acuto derivante da una frattura vertebrale può essere trattato mediante un supporto ortopedico a breve termine, se necessario, analgesici e, quando lo spasmo muscolare è prominente, il calore umido e dei massaggi. Gli esercizi di rafforzamento del core sono utili per i pazienti che hanno mal di schiena e una precedente frattura vertebrale guarita. La lombalgia cronica può esser alleviata da esercizi volti a rinforzare i muscoli paravertebrali. Evitare il sollevamento di carichi pesanti può essere d’aiuto.

L’allettamento deve essere ridotto al minimo, incoraggiando al tempo stesso esercizi sotto carico adeguati e attentamente pianificati. Da non sottovalutare la modifica dei fattori di rischio quali cessazione del fumo di sigaretta, moderare assunzione di alcol, misure di prevenzione delle cadute ed eventuale integrazione o supplemento di calcio e vitamina D.

Con affetto

Dr.ssa Francesca Palmitessa

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1 commento

  1. LA PREVENZIONE CREDO SIA LA MIGLIORE CURA, PER CUI ANCHE IN ETA’ GIOVANILE E’ NECESSARIO RINFORZARE LE NOSTRE OSSA CON ALIMENTI CONTENENTI CALCIO, SALI MINERALI E VITAMINE PREZIOSE COME AD ESEMPIO LA VITAMINA D. IMPORTANTE E’ ANCHE LO SPORT, FONDAMENTALE LA CAMMINATA A PASSO VELOCE PER ALMENO 30/ 40 MINUTI, IN QUANTO IL PASSO SOSTENUTO PRODUCE CONTRAZIONI MUSCOLARI AUMENTANDO LA DENSITA’ OSSEA ….E ALLORA MOVIMENTO SEMPRE E COMUNQUE FA BENE AL CORPO E ALLA MENTE!

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