Quasi fuori tempo massimo, quando il calendario sembrava non avere più spazio, il Poetry Slam Barletta si è ritagliato il suo momento. Ieri, 29 dicembre, gli organizzatori dell’evento sono riusciti a rilanciare in extremis il loro messaggio culturale, troppo prezioso per essere rimandato all’anno nuovo.
L’edizione 2024 del Poetry Slam, aperta a tutti con ingresso gratuito, è stata possibile grazie alla tenacia dei suoi membri fondatori (Marco Cassatella, Pasquale Dargenio, Leonardo Diella e Mattia Barile) e grazie all’impegno del Circolo ARCI Carlo Cafiero, che per l’occasione ha messo a disposizione la sua struttura. Inoltre, l’evento va ad allinearsi al lungo elenco di appuntamenti natalizi della rassegna culturale del Comune di Barletta “Natale è Barletta”.
Assistere a un Poetry Slam è come ritrovarsi in un retrobottega della città, nascosto dalle mappe. Un luogo-nonluogo dove le cose avvengono in un’atmosfera soffusa al riparo dall’abbaglio giudicante dei lampioni, dove le idee vengono condivise e smussate per poi essere servite nelle piazze. È un rifugio mentale, che protegge gli animi fragili dal pericolo della derisione. È un atto politico, un atto di ribellione gentile.
E così, gli animi di poeti, artisti e curiosi si sono radunati al Circolo ARCI Cafiero come polvere portata dal vento. La competizione ha seguito le classiche regole del format: l’iscrizione era libera, aperta a tutti, senza limitazioni sui temi. I poeti, dopo aver inoltrato i loro componimenti in versi alle pagine social ufficiali dell’evento, hanno gareggiato tra di loro recitando sul palco i loro versi a cappella. La giuria invece è stata scissa in due: una canonica, composta da cinque spettatori scelti a campione casuale tra il pubblico, e una popolare, composta sia dal pubblico presente, che da quello “da remoto”, collegato attraverso le pagine social e votante tramite un modulo Google.
Il podio ufficiale ha visto trionfare al primo posto il componimento “Rivoluzione” di Melania Evangelista, al secondo posto “Poesia di Natale” di Arianna Corsini e al terzo posto “Mordersi la lingua” di Silvia Dell’olio in ex aequo con “Ceres una vodka” di Gionata Atzori. Ad aggiudicarsi il primo posto per la giuria social è stato invece Marco Cassatella, che ha presentato in gara la poesia “Finestra di Luce”.
«Vogliamo sensibilizzare su tematiche importanti per la nostra società, come il patriarcato, il cambiamento climatico e la violenza di genere – chiarisce Cassatella, che parla a nome di tutti i fondatori – poiché crediamo che attraverso la cultura, la musica e la poesia si possa cambiare il mondo. L’idea del Poetry Slam – spiega- è nata per caso tre anni fa su un treno di ritorno, attraverso un messaggio. Un ragazzo ha proposto ad amici di amici di fare un reading pubblico di poesie edite al parco Pietro Menna, giù a ponente. Poi ci siamo resi conto che tutti noi eravamo scrittori di poesie. Quindi, abbiamo pensato di organizzarne uno di poesie inedite».
In merito ai cambiamenti di questa edizione afferma poi che «negli anni scorsi l’obiettivo era sensibilizzare sulla riqualificazione del parco Baden Powell insieme a Legambiente. Quest’anno invece ci siamo sposati sia a livello temporale, dall’estate all’inverno, sia a livello spaziale, poiché siamo nei pressi del Parco dell’Umanità, con lo scopo di riqualificare le periferie, che soprattutto in inverno subiscono un abbandono deleterio.»
La scaletta ha inoltre omaggiato numerose forme artistiche, ognuna col suo messaggio e il suo sguardo al presente, nel dettaglio: la mostra fotografica dal titolo “Iseki” (a cura di Aurora Campese, Alessia Giannini, Giorgio Giannini e Giulia Miolla) improntata sul disagio relazionale della nuova generazione; la presentazione della raccolta “Ritornare al futuro” con Arianna Corsini e Melania Evangelista, autrici del racconto “Erde”, che ha permesso una riflessione profonda sulla violenza di genere e sulla lotta alla calcificazione dei pregiudizi nel nostro tessuto sociale; il commovente monologo teatrale “Dodici” del Teatro delle Lanterne, che affrontando la spinosa questione della fabbrica GKN, ha ricordato come il Natale sa essere un momento di estremo sconforto per molti, soprattutto in condizioni di precarietà economica; il romantico live drawing dell’illustratrice Mariangela Torre, che ha accompagnato per tutta la serata il pubblico; e infine, le esibizioni di denuncia sociale di Anhel, Dominique Pavone e Nick the site, di cui ricordiamo alcuni brani che hanno riportato alla memoria le morti di giovani studenti impegnati nell’alternanza scuola-lavoro.
«Mi auguro che questa platea diventi sempre più eterogenea – ha confessato dal palco un emozionato Pasquale Dargenio– e che soprattutto arrivi ad essere composta anche da quelle persone con le quali oggi non riusciamo a dialogare, perché alla fine è lì che si gioca la partita culturale, su un campo che non è stato ancora conquistato.»
«L’arte e la cultura sono sempre politiche. – spiega al microfono il conduttore della serata Leonardo Diella, esortando i presenti ad un’ultima riflessione prima di chiudere l’evento- Noi siamo qui in una festa, però non ci scordiamo che vogliamo che voi portiate una domanda in più in voi, su quello che sta accadendo in Siria e in Palestina. Dobbiamo essere tutti coscienti e solo con la cultura lo possiamo fare. Vogliamo che il Poetry Slam sia inclusivo, quindi vogliamo che per l’anno prossimo ci sia un punto di vista ancora più plurale. Per questo abbiamo bisogno di voi: per qualsiasi proposta noi siamo assolutamente disponibili. Vogliamo che il Poetry Slam sia uno spazio sicuro, che Barletta sia una città sicura».