Tempo di mare, di sole… e (ahimè) tempo di ustioni e colpi di calore.
Purtroppo, con la bella stagione, può succedere di dimenticare la protezione solare e di esporsi al sole per troppe ore. La conseguenza di questa “dimenticanza”, può portare ad importanti eritemi solari e, in casi più estremi, alle ustioni cutanee, oltre che ai colpi di calore.
Le scottature e le ustioni cutanee sono la conseguenza di un danno diretto sulla cute causato dei raggi solari (UV), che si presentano dopo esposizione prolungate in assenza di adeguata protezione. Indipendentemente dall’ incarnato (pelle più scura, pelle più chiara), tutti dobbiamo proteggerci dal sole con delle creme solari. La funzione della crema solare è quella di schermare i raggi solari permettendo comunque al corpo di abbronzarsi, senza il rischio di danneggiare la cute. Molto probabilmente l’ambitissima tintarella verrà conquistata con qualche giorno di mare in più, ma si azzerano i rischi di eritemi e ustioni.
Le scottature sono degli arrossamenti cutanei dolenti, più o meno vasti, spesso localizzati nelle zone più esposte al sole (spalle, gambe, schiena, braccia, petto); la pelle letteralmente scotta e possono formarsi vescicole. Queste possono essere facilmente evitate proteggendo la pelle con creme solari ad alto schermo protettivo (SF 50+), che devono essere applicate diverse volte nell’arco della giornata. È preferibile applicare la crema 15- 30 minuti prima di esporsi al sole e di applicarla nuovamente dopo i primi 20 minuti di esposizione; ripetere l’applicazione ogni 2-3 ore nel corso della giornata.
Anche se su molti prodotti è riportata la dicitura “resistente all’acqua” è consigliato riapplicare la crema dopo ogni bagno.
Il trattamento degli eritemi solari prevede l’uso di impacchi freddi e assenza di esposizione al sole fino alla scomparsa dell’eritema. Impacchi con prodotti a base di aloe o lozioni a base di acqua, alleviano i sintomi; possono aiutare anche le terapie topiche a base di corticosteroidi. Semplici precauzioni quali evitare il sole in particolare a mezzogiorno, indossare indumenti a trama fitta, un cappello e occhiali da sole, applicare schermi solari, riducono significativamente le possibilità di scottature.
Ci possono essere purtroppo altre conseguenze, molto gravi, causate da un’errata e costante esposizione solare quali: il melanoma (tumore maligno che origina dai melanociti, le cellule che producono il pigmento cutaneo), tumori cutanei (spinocellulare e basocellulare) e le ustioni.
In particolare le ustioni non solo evolvono in cicatrici, ma questa stessa cicatrice può essere terreno fertile per l’evoluzione in tumore.
Oltre alle ustioni, bisogna far attenzione al colpo di calore, una condizione clinica grave, potenzialmente letale. Quando il nostro corpo è esposto a calore e umidità elevate, la temperatura corporea può raggiungere i 40 gradi e se il corpo non è più in grado di dissipare il calore accumulato e non riesce a raffreddarsi, la temperatura sale fino a valori molto alti. Questo può comportare una disfunzione multi organo, con conseguenti gravi danni, in primis al cervello.
Può colpire soprattutto soggetti anziani che non vivono in ambienti freschi e ben aerati o in gruppi di persone che si trovano in ambienti chiusi e che indossano abbigliamento da lavoro pesante (es. Vigili del Fuoco). Può inoltre manifestarsi nell’arco di giorni di gran caldo, trascorsi in stanze scarsamente ventilate e prive di aria condizionata.
I bambini piccoli sono particolarmente esposti al colpo di calore. Può manifestarsi molto rapidamente nei bambini lasciati in un’automobile con elevata temperatura interna.
Si presenta con capogiri, debolezza, affaticamento, visione annebbiata, dolori muscolari, cefalea, nausea, vomito e temperatura elevata di cui il soggetto non si rende conto. La sudorazione è assente con cute calda e arrossata. Chi ha un colpo di calore può essere confuso, disorientato, avere convulsioni, fino al coma.
Quando si manifesta un colpo di calore, bisogna immediatamente allertare l’ambulanza e nell’attesa dei soccorsi, raffreddare il corpo con immersione in acqua fredda, se il soggetto non è in grado di collaborare, e non è possibile immergerlo in acqua (per il rischio di annegamento), si raffredda nebulizzandolo (con acqua tiepida) ed esponendolo ad un ventilatore. Saranno i medici in ospedale a ridurre la temperatura corporea con terapie endovenose.
Quindi godetevi il sole, il mare e l’estate ma proteggetevi e, come sempre, prendetevi cura di voi.
Con affetto
Dr.ssa Francesca Palmitessa