Ci sono gli uomini di chiesa e gli uomini dediti alla comunità e, a dispetto delle aspettative, non sempre le due cose coincidono. Capita però, a volte, che queste due condizioni convivano nella stessa persona, ed è così che nascono coloro in grado di cambiare le cose, o almeno, con la voglia di provarci. È il caso di Don Filippo, e del suo impegno costanze per rendere la sua comunità, quella della Parrocchia dello Spirito Santo, un luogo di confronto e di coesione sociale, ma anche, soprattutto, di prevenzione. Impegno al quale la comunità risponde sempre con entusiasmo, riempiendo sedie e aprendosi all’ascolto.
Ne è l’esempio la serie di incontri “Sentieri di comunità” in cui rientrava anche l’incontro avvenuto nella serata di ieri 11 novembre, dove, in collaborazione con l’Osservatorio Giulia e Rossella – Centro Antiviolenza ETS, il parroco ha invitato tutta la comunità a un confronto sui temi, delicati e attuali, del bullismo e del cyberbullismo. Sulla scia degli ultimi fatti di cronaca, terribili, e dell’uscita del film “Il ragazzo con i pantaloni rosa”, la necessità di non abbassare la guardia è impellente così come lo è l’importanza di informare adulti, giovani e giovanissimi di tutte le possibilità esistenti per difendersi dalla violenza dei bulli, reali e virtuali.
Importante anche la presenza e l’intervento del Comandante Andrea Puliafito della Compagnia Carabinieri di Barletta, a dimostrazione che l’unica azione efficace è quella congiunta tra famiglie, comunità, professionisti, associazioni e forze dell’ordine.
Chi è un bullo? Come agisce? Con quale scopo? E come posso difendermi? A tutte queste domande essenziali hanno provato a dare risposte, con tanta delicatezza e altrettanta fermezza, i volti noti e autorevoli dell’Osservatorio Giulia e Rossella: Antonia Filannino, Laura Pasquino e Marina Gentile, che, introdotte e accompagnate da Christian Binetti, hanno insistito su parole come “fragilità”, “vergogna”, “senso di colpa” ma soprattutto su una condizione comune a tutti i bulli: la mancanza di empatia.
Perché è proprio questa non educazione all’ascolto dell’altro, al non riconoscere le emozioni che suscitiamo nell’altro o al non volerle riconoscere, alla base della violenza reiterata e ingiustificata perpetrata dai bulli. A questo si aggiunge, nel caso del cyberbullismo, la spersonalizzazione della vittima dovuta alla mediazione dello schermo. Il dispositivo, infatti, allontana non sono fisicamente ma anche “umanamente” la vittima dal carnefice, rendendo più facile l’azione violenta.
Il cuore dell’incontro è stato aperto da un video che ripercorreva il tragico caso di Carolina Picchio, morta suicida a 14 anni per non aver retto il peso degli insulti che le è piovuto addosso dopo un video volgare messo in circolo da suoi “amici” e che è servito ad aprire il momento formativo, se vogliamo, facendo riferimento alla legge contro il bullismo e cyberbullismo fortemente voluta e promossa dal papà di Carolina Picchio, e che è entrata ufficialmente in vigore nel 2018.
Qui potete trovare l’articolo di un incontro avvenuto nella Sala Rossa del Castello di Barletta qualche mese fa a cui partecipò anche il signor Picchio, in video chiamata, e in cui si trovano tutte le informazioni utili per intervenire a norma di legge.
Sembra superfluo, ma ciò che davvero fa la differenza, soprattutto sull’esito finale di queste vicende, è il saper riconoscere, da parte di amici, coetanei, genitori, docenti, chiunque, la sofferenza e i cambiamenti comportamentali nelle vittime. Saper intercettare ogni variazione preoccupante e saper aprire un varco nel disagio e nella vergogna posso letteralmente salvare delle vite. Ed è questo, quindi, il messaggio più forte e più importante a cui conduce questo importante sentiero nella comunità di Settefrati ma nella cittadinanza tutta: osserviamo, parliamo, mostriamoci aperti e accoglienti ocon i bambini e i ragazzi, spogliamoci di pregiudizi sbagliati e lasciamo indietro quel che resta dell’educazione vecchio stampo, che derubricava ogni azione a “ragazzata”.
Imparare a leggere tra le righe di questa adolescenza sempre più sotto pressione, che vuole i ragazzi e i poco più che bambini performanti, bellissimi, sofisticati, e che fornisce loro infiniti strumenti di isolamento ma anche infinite armi di attacco, è l’unico modo per fermare l’azione del bullo sul nascere. Come genitori è importante non delegare sempre altri la responsabilità di un comportamento e di un intervento, come esseri umani, di qualsiasi genere o età è necessario esercitare l’empatia.