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Sindrome delle apnee ostruttive del sonno

La sindrome da apnea ostruttiva del sonno (OSAS- Obstructive Sleep Apnea Syndrome) consiste in ricorrenti episodi, durante il sonno, di chiusura totale (apnea) o parziale (ipopnea) delle vie aeree superiori che portano ad interruzione respiratoria seguita da risvegli e iperpnea (aumento della frequenza degli atti respiratori).

La causa è da ricercarsi in una alterazione anatomica o funzionale delle vie aeree superiori. I fattori di rischio sono rappresentati da: obesità, tabagismo, consumo di alcol, sesso, menopausa e assunzione di farmaci sedativi. È fino a quattro volte più frequente tra gli uomini e sette volte più comune tra le persone con obesità.

Le OSAS sono la causa più comune di eccessiva sonnolenza diurna, altri sintomi possono includere irrequietezza, il russare, risveglio ricorrente, mal di testa mattutino, difficoltà a dormire e sonno non ristoratore. L’eccessiva sonnolenza diurna aumenta il rischio di incidenti automobilistici o incidenti sul lavoro quando si guidano mezzi pesanti, aumentano affaticamento, difficoltà di concentrazione e le disfunzioni sessuali. Anche le relazioni con conviventi e coinquilini possono essere influenzate negativamente perché queste persone possono avere difficoltà a dormire a causa del sonno rumoroso e agitato. Spesso chi soffre di apnee notturne non è a conoscenza dei sintomi fino a quando non è informato dai conviventi.

L’apnea ostruttiva del sonno comporta anche rischi medici non correlati all’eccessiva sonnolenza. L’ipertensione è fortemente associata a apnea ostruttiva del sonno. L’ipossia notturna ripetitiva e l’interruzione del sonno sono associate a un aumentato rischio di insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e altre aritmie, steatosi epatica non alcolica, e ictus.

La diagnosi si basa sull’anamnesi del sonno e sulla polisonnografia. Il trattamento consiste nell’applicazione di una ventilazione continua a pressione positiva, di apparecchi orali e, nei casi refrattari, nella chirurgia. Con il trattamento, la prognosi è buona. I pazienti non trattati sono a rischio di complicanze mediche e non, fino al rischio di lesioni (o morte) a causa di incidenti automobilistici e altri incidenti derivanti da ipersonnolenza.

Con affetto

Dr.ssa Francesca Palmitessa

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