La sordità è una condizione caratterizzata dalla perdita totale della funzione uditiva, nelle ipoacusie c’è una diminuzione della capacità uditiva. Secondo le stime dell’OMS circa il 5% della popolazione mondiale convive con una perdita uditiva e le stime prevedono che, entro il 2050, circa una persona su quattro sarà affetta da una forma di diminuzione dell’udito.
Negli ultimi anni l’allarme maggiore riguarda la sempre crescente esposizione al rumore, soprattutto negli ambienti ricreativi. In Italia sono circa 7 milioni le persone con problemi di udito, corrispondenti al 12,1% della popolazione (fonte: Censis). Un deficit uditivo, se non identificato e corretto, può rendersi responsabile di importanti conseguenze e influenzare negativamente lo sviluppo del linguaggio e il benessere psicofisico, fin dall’inizio della vita. Nei Paesi industrializzati, il deficit uditivo permanente si riscontra in circa 1-2 neonati su 1000 sottoposti a test di screening alla nascita. Infatti, è la prevenzione secondaria della sordità, effettuata attraverso l’introduzione di programmi di screening neonatali, la chiave per ridurre drasticamente gli effetti invalidanti delle patologie neurosensoriali congenite più frequenti alla nascita. Nel nostro paese si garantisce lo screening uditivo neonatale a tutti i nuovi nati.
I deficit uditivi nella prima infanzia possono determinare difetti permanenti delle competenze recettive ed espressive del linguaggio. La gravità della disabilità è determinata dall’età in cui si è verificata la perdita dell’udito, la natura della perdita (la sua durata, le frequenze colpite, e il grado), la suscettibilità del singolo bambino (p. es., coesistenti disturbi della vista, ritardo mentale, deficit del linguaggio). I bambini che presentano altri deficit sensitivi, linguistici o cognitivi sono colpiti più gravemente. I diversi gradi di sordità sono correlati alla possibilità di percepire i suoni e di sfruttare i residui acustici attraverso l’utilizzo delle protesi; in base all’entità della perdita, espressa in decibel, la sordità può essere di grado lieve, media, grave e profonda; oltre all’entità della riduzione uditiva, le ipoacusie vengono classificate in base alla sede del danno: trasmissive (quando sono colpite le strutture dell’orecchio esterno e quelle dell’orecchio medio), neurosensoriali quando è colpito l’orecchio interno e/o il nervo acustico, o miste.
La perdita dell’udito può essere congenita (per malattie genetiche, uso di farmaci tossici in gravidanza, infezioni congenite tra cui rosolia, toxoplasma e sifilide), improvvisa o progressiva, monolaterale o bilaterale. Le cause più frequenti di perdita dell’udito complessivamente sono: accumulo di cerume, rumore, invecchiamento, infezioni (particolarmente tra i bambini e i giovani adulti). L’accumulo di cerume è la causa più frequente di ipoacusia soprattutto negli anziani, quando l’ipoacusia è correlata all’ età si parla di presbiacusia.
Il rumore può causare una perdita sia graduale che improvvisa; nel trauma acustico la perdita dell’udito deriva dall’esposizione a un singolo rumore estremo (p. es., uno sparo o un’esplosione) e più frequentemente è una condizione temporanea. L’esposizione cronica al rumore determina invece, una progressiva perdita dell’udito. L’otite media acuta è una frequente causa di perdita transitoria dell’udito da lieve a moderata (soprattutto nei bambini). Tuttavia, in assenza di trattamento, le conseguenze dell’otite media acuta (che può evolvere in otite media cronica) possono causare una perdita uditiva permanente. Alcune patologie autoimmuni (p. es. il lupus eritematoso sistemico o artrite reumatoide) possono causare ipoacusia neurosensoriale a tutte le età.
Diagnosi e trattamento devono essere il più precoci possibili, soprattutto nei neonati e nei bimbi per evitare futuri disturbi dello sviluppo del linguaggio e ritardo nella parola. La raccolta anamnestica deve essere completa e vagliare tutte le caratteristiche, se post infettiva, se post traumatica, se mono o bilaterale, se progressiva o improvvisa, se accompagnata da altri sintomi (vertigini, dolore, acufeni, secrezioni, mal di testa). Esistono diversi test che si utilizzano per inquadrare l’ipoacusia, dal test di Rinne e il test di Weber, ai test audiometrici tonali e vocali, la timpanometria, le otoemissioni, il riflesso acustico, fino alla TC o alla RM che permettono di studiare nel dettaglio le strutture anatomiche convolte. Il trattamento, che viene scelto in base al tipo di ipoacusia e alla causa che l’ha determinata, prevede l’uso di protesi acustiche (quando possibile) o di impianti cocleari (intervento chirurgico).
La prevenzione della perdita dell’udito consiste principalmente nel limitare la durata e l’intensità dell’esposizione ai rumori. Persone che si espongono a rumori devono indossare dispositivi di protezione uditiva (p. es., tappi di plastica nel canale auricolare o cuffie imbottite con glicerina sopra le orecchie). La prevenzione della perdita dell’udito consiste principalmente nel limitare la durata e l’intensità dell’esposizione ai rumori. Persone che si espongono a rumori devono indossare dispositivi di protezione uditiva (p. es., tappi di plastica nel canale auricolare o cuffie imbottite con glicerina sopra le orecchie). Quanto più elevato è il rumore, tanto minore deve essere il tempo di esposizione per evitare o limitare i danni.
Con affetto
Dr.ssa Francesca Palmitessa