“Transizione Ecologica ed Energetica”, questo l’importante e impegnativo tema della serata di ieri, giovedì 30 maggio, organizzata dal Rotary Club Barletta.
L’incontro, aperto a tutti e svoltosi presso il Brigantino2, ha visto due illustri partecipazioni: quella di Umberto Berardi, professore di Fisica Tecnica e Transizione Energetica al Politenico di Bari e quella di Silvio Maselli, manager e responsabile relazioni del gruppo Hope – Energia da fonti rinnovabili. La mediazione dell’evento è stata assegnata ad Angelica Miguens, segretaria Rotary Club.
“Questa serata – spiega l’ingegnere Francesco Paolo Piazzolla, presidente Rotary Club Barletta – cerca di fare informazione e formazione verso la nostra comunità, come del resto il Rotary stesso fa, che non si occupa solo service. L’obiettivo è cercare di capire quali sono le soluzioni da adottare per un problema che non è più procrastinabile, per un presente e futuro più sostenibili.”
Tanti gli argomenti presentati, moltissimi i dubbi, brillanti le idee, infiniti i vicoli ciechi. Un tema complesso come quello della transizione ecologica ed energetica viaggia tra più livelli, afferrato dai piedi da questioni sociologiche e dalla testa da questioni geopolitiche.
“Sono stato un po’ dubbioso nel preparare questo intervento, perché chiaramente quando si viene chiamati a relazionare alle 9 e mezza di un infrasettimale si ha sempre il dubbio se sia più opportuno sposare una relazione tecnica o sposare una relazione orientata al dialogo.”
In questa breve frase, detta all’inizio del suo discorso per rompere il ghiaccio, il professor Umberto Berardi riesce a racchiudere molti problemi, probabilmente senza saperlo.
Con poche parole emerge una fotografia di quello che attualmente succede in merito alla questione ambientale, rispetto alla quale è come se fossimo perennemente in un giorno infrasettimale per prestare il giusto ascolto. Siamo troppo impegnati e ingarbugliati nella vita lavorativa per discutere seriamente del tema. Una volta arrivato il weekend poi, si afferra la borsa mare e le questioni importanti vengono lasciate nella ventiquattrore.
E lunedì dopo lunedì, l’umanità ha trascinato la Terra in una condizione imperdonabile.
Il discorso del professor Berardi ha raccontato con gli occhi di un ingegnere la storia dell’umanità: la scoperta del fuoco, la rivoluzione industriale, l’introduzione del metano negli anni 70-80 e i giorni d’oggi, dove “quando accendiamo la caldaia, dopo qualche secondo arriva l’acqua calda. Ci piace tanto. Ne siamo orgogliosi. Se l’acqua calda ritarda di qualche secondo andiamo quasi in ebollizione noi.” Continua poi: “Noi usiamo tanta energia e abbiamo sviluppato un’incapacità di autoprodurci, questa è in sostanza la nostra storia italiana. L’Europa non è unita sul mercato dell’energia: noi prendiamo il 41% dal gas, la Francia il 38% dal nucleare, Spagna e Germania intorno al 50% da gas metano, la Polonia e l’Ungheria più del 50% dal carbone, la Norvegia e la Svezia lavorano sull’idroelettrico, la Danimarca ha tutte le rinnovabili dell’eolico. Quanto sarà facile votare un parlamento europeo che la veda uguale sui mercati energetici e che deve dare una risposta all’unisono, se ognuno tirerà la carretta in una direzione diversa? Questa è una panoramica di quello che è l’Europa oggi e l’Italia oggi.”
Silvio Maselli, responsabile relazioni pubbliche del gruppo Hope, ha affrontato la questione con dati alla mano e infografici sullo schermo, elaborando un discorso contaminato dal mondo del business.
“Oggi c’è una perdita glaciale su tutte le catene montuose e questo ha aperto due nuovi passaggi. Voi mi direte: è una cosa gravissima, si stanno restringendo i nostri ghiacciai, preserviamoli! Ma no, la compagnia di navigazione Crystal Serenity, progettata per solcare i mari artici, vende biglietti al costo di 22 -120 mila dollari per una rotta che attraversa la calotta polare, proprio perché si è formato un nuovo percorso liberato dai ghiacci. Mentre noi ci disperiamo c’è qualcuno che si diverte per godersi i ghiacciai che noi pensavamo essere eterni.”
Continua poi, riferendosi al futuro: “Possiamo salvare il pianeta chiudendo il rubinetto? Certo, questo è un grandissimo contributo, ma temo non basti. La gran parte delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera derivano dall’industria e il settore economico, dall’edilizia e dai trasporti. Dovessimo anche produrre energia rinnovabili da soli, ci sarà un’industria, un cantiere e un autobus che continua a immettere CO2. Posto ciò, sono proprio le fonti rinnovabili di energia che possono aiutarci alla completa decarbonizzazione.”
Dunque, mentre alcuni si sentono in colpa per aver dimenticato di chiudere il rubinetto quando si lavano i denti e altri acquistano solo prodotti con la scritta “Green” sulla confezione di plastica per “fare la differenza”, ogni giorno grandi, medie e piccole industrie accendono i motori delle loro fabbriche, facendo la vera cattiva differenza e vanificando le nostre buone intenzioni.
Scuotere le coscienze è essenziale, certo, ma anni scrollandosi le responsabilità di dosso hanno causato una condizione atrofizzata al grido di “tutti siamo un po’ colpevoli” in cui si sono persi di vista i veri attori a livello planetario.
Non resta che informarsi e farsi sentire, in modo tale che i veri attori politici ed economici possano rimuovere i tappi e sentire il ticchettio biologico del nostro pianeta.