A dispetto dell’uso improprio molto in voga ultimamente, a tratti quasi dispregiativo della parola, la definizione di femminismo recita grossomodo così: movimento diretto a conquistare per la donna la parità dei diritti nei rapporti civili, economici, giuridici, politici e sociali rispetto all’uomo. Non un esercito di donne arrabbiate che cercano di diventare imperatrici del mondo quindi, bensì persone impegnate nel raggiungere uno status che in teoria dovrebbe essere scontato mentre in pratica è ancora un miraggio lontano. Ecco perché raccontare cos’è il Women’s Equality Day è ancora importante, anche nel 2023.
La ricorrenza appare ufficialmente solo sul calendario degli Stati Uniti ed è nata per celebrare il diritto di voto senza distinzione di genere, adottato il 26 agosto del 1920 con l’introduzione del XIX emendamento. Con il riconoscimento di fatto del diritto di voto alle donne gli Stati Uniti compiono una svolta epocale, che dopo due anni di festeggiamenti ufficiosi viene formalmente istituita come festa nazionale da Richard Nixon nel 1973 con il nome di Women’s Equality Day.
Ciò che era nato per ricordare e celebrare un importante traguardo raggiunto è diventato nel tempo, un punto di partenza che racchiude nell’abbraccio del termine equality, quello che è l’obiettivo definitivo dell’attivismo femminista: ovvero l’uguaglianza e la parità di trattamento per uomini e donne in ogni ambito. Sebbene gli Stati Uniti siano decisamente avanti, almeno sulla carta, in tema di diritti civili è innegabile che la strada sia ancora lunga, sia per ottenerli davvero in ogni ambito, sia per difendere, purtroppo, i diritti già faticosamente conquistati.
Se è vero infatti che negli USA c’è una forte attenzione all’ambito delle molestie è vero anche il suo contrario. Due esempi significativi sono il movimento MEE TOO di alcuni anni fa e la deprimente sentenza del giugno 2022 che ha annullato la celebre legge Wade sull’aborto che garantiva costituzionalmente la possibilità di interrompere una gravidanza indesiderata in 50 stati dal 1973. Con questa nuova sentenza la Corte Costituzionale lascia di nuovo la libertà di legiferare ai singoli stati e molti lo stanno facendo in direzione antiabortista, con conseguenze pericolose per la salute e la libertà di scelta delle donne.
La difficoltà di fare carriera per le donne appartenenti a minoranze etniche, il gender gap che anche negli Stati Uniti, in modo disomogeneo è ancora un problema (l’Italia in un solo anno ha perso innumerevoli posizioni della classifica dedicata, n.d.r.), l’accesso all’istruzione, sono tutti aspetti su cui il Women’s Equality Day accende i riflettori ogni anno. Il tema scelto per il 2023 è Embrace Equity e vuole sottolineare l’importanza di perseguire non solo la parità economica, ma anche e soprattutto quella nei diritti umani.
Le donne che nel secolo precedente hanno lottato affinché le generazioni future beneficiassero di diritti e sicurezza faticano a credere che, nel 2023, anche quella che è considerata la parte più evoluta del mondo debba combattere ancora per difendere diritti come l’aborto, la parità di salario, l’equilibro tra famiglia e lavoro per le donne che hanno figli e banalmente, il diritto a una vita sicura e senza abusi. Negli Stati Uniti, ma anche nella nostra precaria Italia, tutto questo è ancora ben lontano dall’essere risolto, ma cosa ben più grave, tutto l’occidente è alle prese con una recrudescenza di valori extra conservatori e discriminatori, compresa una nuova, potente sessualizzazione e oggettivazione della figura femminile, che vanno in netto contrasto con la richiesta potente di libertà dai vincoli di genere delle nuove generazioni.